Francia: terra d’immigrazione
La Francia è il più antico paese d’immigrazione a livello europeo.
Già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, la Francia è stata interessata da un’immigrazione di massa: in questo periodo, il paese accoglie un gran numero di migranti, giunti in territorio francese principalmente per rispondere alla mancanza di manodopera.
Il fenomeno migratorio è, inizialmente, frontaliero, e la maggior parte dei migranti che giungono in Francia sono quindi principalmente belgi o tedeschi.
In seguito, a partire dagli anni ’30, la maggior parte degli immigrati che si insediano in Francia sono italiani o polacchi.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il paesaggio migratorio comincia a differenziarsi e la Francia è interessata da un fenomeno di immigrazione di individui proveniente da paesi come Spagna, Portogallo, ex-Jugoslavia e Turchia, ma anche, e soprattutto, Tunisia, Marocco e paesi sub-sahariani. L’immigrazione algerina comincia, invece, ben prima, già alla fine del XIX secolo.
Con l’inizio della decolonizzazione negli anni ’60 e l’entrata in vigore del Trattato di Roma nel 1958, che sancisce la libera circolazione, la Francia è interessata da un fenomeno di immigrazione proveniente soprattutto da paesi come il Marocco, con il quale nel 1963 viene stretto un accordo; l’Algeria, in particolare al termine della guerra di indipendenza; e, a partire dal 1964, l’Africa sub-sahariana.
La Francia è il più antico paese d’immigrazione a livello europeo.
Già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, la Francia è stata interessata da un’immigrazione di massa: in questo periodo, il paese accoglie un gran numero di migranti, giunti in territorio francese principalmente per rispondere alla mancanza di manodopera.
Il fenomeno migratorio è, inizialmente, frontaliero, e la maggior parte dei migranti che giungono in Francia sono quindi principalmente belgi o tedeschi.
In seguito, a partire dagli anni ’30, la maggior parte degli immigrati che si insediano in Francia sono italiani o polacchi.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il paesaggio migratorio comincia a differenziarsi e la Francia è interessata da un fenomeno di immigrazione di individui proveniente da paesi come Spagna, Portogallo, ex-Jugoslavia e Turchia, ma anche, e soprattutto, Tunisia, Marocco e paesi sub-sahariani. L’immigrazione algerina comincia, invece, ben prima, già alla fine del XIX secolo.
Con l’inizio della decolonizzazione negli anni ’60 e l’entrata in vigore del Trattato di Roma nel 1958, che sancisce la libera circolazione, la Francia è interessata da un fenomeno di immigrazione proveniente soprattutto da paesi come il Marocco, con il quale nel 1963 viene stretto un accordo; l’Algeria, in particolare al termine della guerra di indipendenza; e, a partire dal 1964, l’Africa sub-sahariana.
L’immigrazione italiana in Francia
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del secolo successivo, la Francia diventa la terza destinazione scelta, dopo Stati Uniti e Argentina, da parte degli emigrati italiani. La scelta ricade sulla Francia soprattutto per ragioni legate alla prossimità geografica, al deficit naturale che interessa la popolazione francese e al bisogno di manodopera mostrato dal paese d’oltralpe, contraddistinto da una crescita economica che funge da fonte di interesse per la popolazione italiana. Nel 1901, in Francia si contano 330 000 italiani, che alla vigilia della Prima Guerra Mondiale raggiungono 420 000.
La guerra porta molti italiani a decidere di rientrare in patria, ma nel 1921 il numero di italiani residenti in Francia torna ad essere lo stesso del 1913.
Nonostante le restrizioni imposte dal regime fascista, il numero di immigrati italiani in Francia non cessa di aumentare e nel 1931 si raggiunge la cifra record di 800 000, ovvero il 7% della popolazione residente in Francia.
Molti italiani vengono invitati a rientrare in patria dal regime fascista e, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, il numero di immigrati italiani comincia a diminuire. La Francia comincia a diventare meno attrattiva, l’Italia vive un vero e proprio miracolo economico e, allo stesso tempo, gli italiani che decidono di emigrare cominciano a farlo verso paesi con condizioni salariali più vantaggiose, come Germania, Svizzera e Regno Unito.
La terza grande fase migratoria in Francia
Dopo una prima fase migratoria, quella della rivoluzione industriale in cui un numero elevato di immigrati giunge in Francia come manodopera, e una seconda fase, che interessa il paese alla fine della Prima Guerra Mondiale, sempre legata ad un bisogno dei francesi di “braccia” che potessero aiutare a ricostruire il paese, la terza grande fase d’immigrazione verso la Francia ha luogo a seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale.
A seguito della Liberazione, la ricostruzione del paese favorisce una politica d’immigrazione durevole, portata avanti soprattutto tramite il cosiddetto ricongiungimento familiare. Dopo il trentennio glorioso, durante il quale, visto il boom economico, si è favorita una certa immigrazione verso la Francia, al fine di ottenere manodopera aggiuntiva, con la crisi economica degli anni ’70 si mette fine a questo fenomeno di immigrazione economica e si concede questo ricongiungimento familiare, ovvero la possibilità, per gli stranieri residenti in Francia, di far giungere nel paese i propri familiari. L’immigrazione per motivi economici si riduce così drasticamente, arrivando nel 2010 al 9%, e l’unica presente rimane appunto quella per “ricongiungimento”, che si attesta nel 2010 intorno al 45%, con 194 000 arrivi sul territorio nazionale.
Negli anni 2000, altro motivo d’immigrazione in crescita è quello legato a motivi di studio, con una percentuale del 31% nel 2010.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del secolo successivo, la Francia diventa la terza destinazione scelta, dopo Stati Uniti e Argentina, da parte degli emigrati italiani. La scelta ricade sulla Francia soprattutto per ragioni legate alla prossimità geografica, al deficit naturale che interessa la popolazione francese e al bisogno di manodopera mostrato dal paese d’oltralpe, contraddistinto da una crescita economica che funge da fonte di interesse per la popolazione italiana. Nel 1901, in Francia si contano 330 000 italiani, che alla vigilia della Prima Guerra Mondiale raggiungono 420 000.
La guerra porta molti italiani a decidere di rientrare in patria, ma nel 1921 il numero di italiani residenti in Francia torna ad essere lo stesso del 1913.
Nonostante le restrizioni imposte dal regime fascista, il numero di immigrati italiani in Francia non cessa di aumentare e nel 1931 si raggiunge la cifra record di 800 000, ovvero il 7% della popolazione residente in Francia.
Molti italiani vengono invitati a rientrare in patria dal regime fascista e, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, il numero di immigrati italiani comincia a diminuire. La Francia comincia a diventare meno attrattiva, l’Italia vive un vero e proprio miracolo economico e, allo stesso tempo, gli italiani che decidono di emigrare cominciano a farlo verso paesi con condizioni salariali più vantaggiose, come Germania, Svizzera e Regno Unito.
La terza grande fase migratoria in Francia
Dopo una prima fase migratoria, quella della rivoluzione industriale in cui un numero elevato di immigrati giunge in Francia come manodopera, e una seconda fase, che interessa il paese alla fine della Prima Guerra Mondiale, sempre legata ad un bisogno dei francesi di “braccia” che potessero aiutare a ricostruire il paese, la terza grande fase d’immigrazione verso la Francia ha luogo a seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale.
A seguito della Liberazione, la ricostruzione del paese favorisce una politica d’immigrazione durevole, portata avanti soprattutto tramite il cosiddetto ricongiungimento familiare. Dopo il trentennio glorioso, durante il quale, visto il boom economico, si è favorita una certa immigrazione verso la Francia, al fine di ottenere manodopera aggiuntiva, con la crisi economica degli anni ’70 si mette fine a questo fenomeno di immigrazione economica e si concede questo ricongiungimento familiare, ovvero la possibilità, per gli stranieri residenti in Francia, di far giungere nel paese i propri familiari. L’immigrazione per motivi economici si riduce così drasticamente, arrivando nel 2010 al 9%, e l’unica presente rimane appunto quella per “ricongiungimento”, che si attesta nel 2010 intorno al 45%, con 194 000 arrivi sul territorio nazionale.
Negli anni 2000, altro motivo d’immigrazione in crescita è quello legato a motivi di studio, con una percentuale del 31% nel 2010.