Quando si può essere considerati "cittadini francesi"?
A livello giuridico, vengono considerati come cittadini francesi tutti coloro che abbiano acquisito la cittadinanza francese. Nello specifico, l'acquisizione di questa può avvenire in quattro modi ben precisi:
Non bisogna, quindi, dimenticare che per la legislazione francese, viene considerato "straniero" (étranger), colui che non sia in possesso della cittadinanza francese.
Inoltre, spesso, si tende a far coincidere erroneamente il termine "straniero" con il termine "immigrato", quando invece uno "straniero" non deve necessariamente essere "immigrato", in quanto può essere nato in Francia, e un "immigrato" non è obbligatoriamente uno "straniero", in quanto vi è la possibilità che questo abbia acquisito la cittadinanza francese.
Secondo Frédérique Cornuau et Xavier Dunezat, i quali illustrano questa problematica nel testo L'immigration en France : concepts, contours et politiques, si possono definire due "sotto-popolazioni" rispetto a quella della Francia metropolitana:
Questo ci permette di osservare, quindi, come su una popolazione totale di 60,69 milioni (stima del 2004, l'ultima accessibile), solo 4,93 milioni di persone risultino rientrare nella categoria degli "immigrati".
A livello giuridico, vengono considerati come cittadini francesi tutti coloro che abbiano acquisito la cittadinanza francese. Nello specifico, l'acquisizione di questa può avvenire in quattro modi ben precisi:
- Cittadinanza per diritto di sangue, per la quale il figlio o la figlia nata da padre o da madre francese, acquisisce automaticamente la cittadinanza;
- Cittadinanza per diritto di suolo, la quale fa riferimento al fatto che si ottenga automaticamente la cittadinanza qualora si nasca su territorio francese;
- Cittadinanza acquisita a seguito di avvenimenti personali (ad esempio, la cittadinanza può essere concessa ad un individuo a seguito del matrimonio di questo con un cittadino francese);
- Cittadinanza concessa dalle autorità. In questo caso specifico parliamo di naturalizzazione.
Non bisogna, quindi, dimenticare che per la legislazione francese, viene considerato "straniero" (étranger), colui che non sia in possesso della cittadinanza francese.
Inoltre, spesso, si tende a far coincidere erroneamente il termine "straniero" con il termine "immigrato", quando invece uno "straniero" non deve necessariamente essere "immigrato", in quanto può essere nato in Francia, e un "immigrato" non è obbligatoriamente uno "straniero", in quanto vi è la possibilità che questo abbia acquisito la cittadinanza francese.
Secondo Frédérique Cornuau et Xavier Dunezat, i quali illustrano questa problematica nel testo L'immigration en France : concepts, contours et politiques, si possono definire due "sotto-popolazioni" rispetto a quella della Francia metropolitana:
- I francesi, categoria che come già spiegato comprende tutti coloro che abbiano la cittadinanza francese, acquisita per diritto di sangue o di suolo oppure acquisita in seguito (parliamo di francesi per acquisizione, nati fuori dal territorio francese);
- Gli stranieri, categoria che comprende sia coloro che sono nati in Francia ma non hanno acquisito la cittadinanza, che coloro che, anch'essi privi di cittadinanza, sono nati al di fuori dei confini nazionali.
Questo ci permette di osservare, quindi, come su una popolazione totale di 60,69 milioni (stima del 2004, l'ultima accessibile), solo 4,93 milioni di persone risultino rientrare nella categoria degli "immigrati".
Dénombrement des Français, étrangers et immigrés en France métropolitaine mi-2004.
Frédérique Cornuau et Xavier Dunezat, « L'immigration en France : concepts, contours et politiques », Espace populations sociétés [En ligne], 2008/2 | 2008, mis en ligne le 01 septembre 2010, URL : http://journals.openedition.org/eps/3330 |
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Il problema dei censimenti
Nel momento in cui in Francia vengono stilati i censimenti relativi alla popolazione, al fine di calcolare il numero di abitanti sul territorio e le sotto-categorie presenti su questo, si prendono in considerazione principalmente due specifiche che permettono di definire un individuo come "immigrato" o "straniero": luogo di nascita e nazionalità.
Questo tipo di analisi può rivelarsi, però, non del tutto corretta, in quanto, non solo non tiene conto dei cosiddetti "stranieri irregolari", ovvero di coloro che, pur non risultando conteggiati nei registri, risiedono in Francia, ma inoltre non prende nemmeno in considerazione il problema della doppia cittadinanza, rischiando così di conteggiare come "stranieri" anche coloro che in realtà hanno acquisito la cittadinanza francese come seconda cittadinanza.
Inoltre, il sistema statistico francese non conteggia le "uscite" dal paese, né quelle da parte di cittadini francesi che decidono di emigrare all'estero né quelle compiute da "stranieri" che abbandonano la Francia per recarsi altrove. Allo stesso modo, non si ha nemmeno traccia del numero di espatriati francesi che rientrano in patria.
In più, i dati vengono raccolti dalle varie amministrazioni locali e non è prevista una politica comune rispetto al metodo che queste devono seguire: è così possibile che alcune registrino solo coloro che sono detentori di un permesso di soggiorno, altre tutti coloro che entrano nel territorio ecc., generando così una disomogeneità nel sistema.
Altro deficit è da riscontrare nel fatto che questo sistema conteggi come "entrate" anche i passaggi da una situazione "irregolare" ad una "regolare": se un cittadino clandestino, che si trova già da anni sul territorio francese, acquista la cittadinanza, questo verrà automaticamente conteggiato tra i "nuovi arrivi". Oppure come nel caso di minori cresciuti in Francia che, solo al compimento del 16esimo o 18esimo anno di vita, ottengono il permesso di soggiorno e vengono quindi conteggiati insieme a coloro che sono appena arrivati nel paese, sebbene questi siano cresciuti sul territorio francese e vi risiedano da anni.
Queste imprecisioni vanno, quindi, in qualche modo, ad inficiare la validità dei valori presentati dall'INSEE (Istituto Nazionale di Statistica e degli Studi Economici) rispetto al tasso migratorio netto, conteggiando di conseguenza anche coloro che in realtà non risultano rientrare tra gli "stranieri" o gli "immigrati" e contribuendo così a fornire alla società una realtà distorta rispetto a quella in cui si ritrova il paese, spesso cavalcata anche da partiti politici di stampo populista e dai mass media.
Politica dell'immigrazione
I fattori che regolano l'immigrazione verso la Francia sono molteplici e contribuiscono a rendere questo fenomeno sempre più eterogeneo.
Questa eterogeneità è riscontrabile sia tenendo in considerazione la durata e facendo una distinzione tra immigrazione a carattere permanente e immigrazione a carattere temporaneo, sia tenendo presente i vari motivi che possono portare qualcuno ad emigrare e ad arrivare in Francia, ovvero:
Nel momento in cui in Francia vengono stilati i censimenti relativi alla popolazione, al fine di calcolare il numero di abitanti sul territorio e le sotto-categorie presenti su questo, si prendono in considerazione principalmente due specifiche che permettono di definire un individuo come "immigrato" o "straniero": luogo di nascita e nazionalità.
Questo tipo di analisi può rivelarsi, però, non del tutto corretta, in quanto, non solo non tiene conto dei cosiddetti "stranieri irregolari", ovvero di coloro che, pur non risultando conteggiati nei registri, risiedono in Francia, ma inoltre non prende nemmeno in considerazione il problema della doppia cittadinanza, rischiando così di conteggiare come "stranieri" anche coloro che in realtà hanno acquisito la cittadinanza francese come seconda cittadinanza.
Inoltre, il sistema statistico francese non conteggia le "uscite" dal paese, né quelle da parte di cittadini francesi che decidono di emigrare all'estero né quelle compiute da "stranieri" che abbandonano la Francia per recarsi altrove. Allo stesso modo, non si ha nemmeno traccia del numero di espatriati francesi che rientrano in patria.
In più, i dati vengono raccolti dalle varie amministrazioni locali e non è prevista una politica comune rispetto al metodo che queste devono seguire: è così possibile che alcune registrino solo coloro che sono detentori di un permesso di soggiorno, altre tutti coloro che entrano nel territorio ecc., generando così una disomogeneità nel sistema.
Altro deficit è da riscontrare nel fatto che questo sistema conteggi come "entrate" anche i passaggi da una situazione "irregolare" ad una "regolare": se un cittadino clandestino, che si trova già da anni sul territorio francese, acquista la cittadinanza, questo verrà automaticamente conteggiato tra i "nuovi arrivi". Oppure come nel caso di minori cresciuti in Francia che, solo al compimento del 16esimo o 18esimo anno di vita, ottengono il permesso di soggiorno e vengono quindi conteggiati insieme a coloro che sono appena arrivati nel paese, sebbene questi siano cresciuti sul territorio francese e vi risiedano da anni.
Queste imprecisioni vanno, quindi, in qualche modo, ad inficiare la validità dei valori presentati dall'INSEE (Istituto Nazionale di Statistica e degli Studi Economici) rispetto al tasso migratorio netto, conteggiando di conseguenza anche coloro che in realtà non risultano rientrare tra gli "stranieri" o gli "immigrati" e contribuendo così a fornire alla società una realtà distorta rispetto a quella in cui si ritrova il paese, spesso cavalcata anche da partiti politici di stampo populista e dai mass media.
Politica dell'immigrazione
I fattori che regolano l'immigrazione verso la Francia sono molteplici e contribuiscono a rendere questo fenomeno sempre più eterogeneo.
Questa eterogeneità è riscontrabile sia tenendo in considerazione la durata e facendo una distinzione tra immigrazione a carattere permanente e immigrazione a carattere temporaneo, sia tenendo presente i vari motivi che possono portare qualcuno ad emigrare e ad arrivare in Francia, ovvero:
- motivi socio-professionali: la motivazione di trasferirsi in Francia è dettata da motivazioni legate allo studio o alla carriera professionale. In questo caso l'immigrazione può essere a carattere permanente (come nel caso di un lavoratore a contratto a tempo indeterminato, che beneficia solitamente di un titolo di soggiorno di un anno rinnovabile) o temporaneo (lavoratori stagionali, che hanno solitamente un permesso di soggiorno temporaneo valido per un massimo di 6 mesi);
- motivi socio-familiari: si tratta della volontà di insediarsi in Francia per vivere vicino ai propri cari o per ricongiungersi con i propri familiari. Queste persone possono ottenere un permesso "vita privata o familiare" (carte vie privée et familiale) di un anno o una carta di soggiorno (carte de résident) per 10 anni;
- motivi politici: l'ingresso in Francia è motivato dalla richiesta di asilo politico. La domanda viene inoltrata all'OFPRA, l'Ufficio Francese Per i Rifugiati e gli Apolidi [1] e, qualora il dossier venga accettato, si può ottenere lo status di rifugiato o una protezione sussidiaria. Se si viene riconosciuti come rifugiati, si ottiene un permesso di soggiorno di 10 anni rinnovabile. Qualora si ottenga esclusivamente il riconoscimento di una protezione sussidiaria, si acquisisce un permesso di soggiorno di un anno, sebbene sempre rinnovabile. I richiedenti asilo vengono conteggiati all'interno dell'immigrazione temporanea, gli stranieri che vedono andare a buon fine la loro richiesta rientrano tra gli immigrati a carattere permanente, mentre invece coloro che hanno visto rifiutato il loro dossier risultano come immigrati irregolari.
[1] Apolide: Persona emigrata all'estero che non ha alcuna cittadinanza, perché priva di quella di origine e non in possesso di un'altra.